VELENI DI FAMIGLIA OVVERO LE FEMINE VELENOSE
di e con Silvia Martorana Tusa
musiche: Barbara Sartori eseguite da Sergio Bartolone
La donna del veleno o il veleno della donna nel seno della vita e della storia dalla Sicilia al Nord Italia si consuma sulla scena per universalizzarsi nei rapporti umani, nell’amore coniugale o nell’amore segreto, nelle vendette trasversali e nei giochi di bambine. Così l’attrice Silvia Martorana ricostruisce con il suo spettacolo, un itinerario nei meandri della psiche femminile, del suo erotismo, della sua bellezza ora fedifraga, ora celeste, ora ancora maledetta.
Un’attrice nella scarnificazione della scena e nell’atmosfera evanescente della musica dal vivo e del buio delle vesti e delle parole.
La Martorana usa la voce per dare il via a racconti descrittivi, ricostruiti in piccoli particolari che nella mente dello spettatore divengono immagini concrete, vive nella memoria e nelle conseguenze del presente.
Una sedia, un tavolo, caramelle al veleno e il canto sospeso tra la suspance e la paura delle azioni velenose. Alla base un fiorente substrato letterario: da i veleni di Palermo di Rosario La Duca a La vecchia dell’aceto di giovanna Fiume, da Lucrezia Borgia di Maria Bellonci a I Borgia di Alexandre Dumas, dalla Lucrezia Borgia di Victor Hugo a L’acqua tofana di Salomone Marino, da L’avvelenatrice di Vincenzo Linares ai Veleni intrighi e delitti nei secoli di Francesco Mari ed Elisabetta Bertol e molti altri.
Inizia così lo spettacolo spaziando poi nei significati estesi e figurati di una sostanza che, se da un lato è generosa di morte, dall’altro decreta la libertà e la vita di un altro individuo, autore del delitto e beneficiario dei suoi effetti. In equilibrio fra il male ed il bene il veleno, nel lavoro dell’autrice è una soluzione plausibile, immediata, quasi l’unica possibile per rinascere, come una sorta di espiazione dei peccati in vita, come una “taranta” che nel suo morso riversa i dolori di una vita, la frustrazione dei divieti e la povertà di mezzi e d’animo.
Con il suo stile fresco, la leggerezza e in alcuni momenti con il distacco di un “cuntastorie” d’altri tempi al di là di ogni tradizione, l’attrice dà prova di un’abilità che coinvolge il corpo e la voce in un unicum efficace, funzionale ed organico. Lo spettacolo si frantuma in quadri indipendenti ma correlati dalla passione, dalla necessità dei cibi e delle bevande come veicolo del veleno, dallo scambio di confidenze, da paesaggi di città colte nella notte dei tempi e nella difficoltà di sbarcare il lunario. La drammaturgia, dinamica e accattivante, è un tessuto fertile per cucire insieme ritratti di donne madri, figlie, amanti, spesso capri espiatori dei costumi e della morale del tempo. Docili e aggressive, al contempo, le sfaccettate anime femminili si fondono nelle sembianze dell’attrice che le accoglie, ora come se le appartenessero, ora come se le studiasse, ora come fossero altro da lei. Non c’è spreco, né ridondanza nello spettacolo ma l’essenzialità del racconto con il suo ritmo e i suoi colori; poche azioni e direzioni precise.
SCHEDA TECNICA
Luci:
7 PC 1000W con bandiera
2 par 1000W
1 sagomatore 500/650W
consolle 12 canali doppio banco con possibilità di memorie
dimmer 12 canali
carico di potenza massimo 9 kW.
Audio:(ove l'acustica della sala lo richiedesse)
2 radiomicrofoni
mixer 4 canali con effetti
2 casse spia
impianto audio adeguato alla sala.
Buttanissima
di e con Silvia Martorana Tusa
disegno luci: Sergio Bartolone
Lo spettacolo è un adattamento scenico del racconto di Giorgio D'amato: Buttanissima(18:30 edizioni) .
Il progetto è un tentativo di indagare i comportamenti della mentalità mafiosa e i suoi presunti valori: dove, la vedova della vittima di un' efferata esecuzione mafiosa, reagisce alla perdita, meditando vendetta.
La vendetta per questa donna diventa la cosa più importante, tanto da farle considerare plausibile la vendita del proprio corpo, pur di arrivare a conoscere il nome dell'esecutore materiale dell'omicidio del marito. Eseguita la sua missione, la donna rivendica il suo onore riscattato dall'omicidio appena compiuto, si sveste degli abiti della prostituta e torna a indossare quelli della vedova onorata, giungendo a definirsi sul finale: “la santa delle buttane”.
Lo spettacolo è interpretato da una sola attrice, nella prima parte il suo ruolo è quello di una vicina di casa della protagonista, di lei si vede la sagoma dietro alle persiane e se ne ode la voce. Attraverso una telefonata, introduce la storia della sua vicina di casa. Nella seconda parte la stessa attrice appare sulla scena indossando gli abiti del mestiere e durante il suo racconto avviene la trasformazione da prostituta a vedova onorata.
Durante la narrazione dell'omicidio, si ode una giaculatoria a 4 voci.
Scheda tecnica:
Audio:
1 radiomicrofono ad archetto, 1 panoramico, mixer audio 4 canali con effetti, 1 lettore cd (file mp3).
Luci:
2 sagomatori 500/650 watt, 3 pc 1000 watt con bandiera,consolle luci digitale 12 canali, dimmer 6 canali, potenza di carico max 3 KW.
(Per quanto riguarda i microfoni, sono necessari solo nel caso in cui l'acustica della sala lo richieda).